mercoledì 20 giugno 2012

Stress, fisiologia o destino cinico e baro?

Lo sapevo, anzi lo sospettavo per essere più preciso ed onesto verso me stesso.
Fatto il prericovero, in attesa dell’intervento chirurgico previsto in prima battuta per il 2 luglio, ecco che mi arriva una chiamata dall’ospedale: l’anestesista non ha dato l’ok perché ci sono dei “problemini” che richiedono una visita cardiologica.
Stamattina, armato di un bel plico di accertamenti che avevo fatto nel 2007 e 2008 mi reco fiducioso (e un tantino preoccupato) all’appuntamento col cardiologo. Dopo un’attesa di circa un’ora rispetto all’ora prefissata ecco che è il mio turno. L’esito è alquanto sconfortante: ci sono, mi dice, numerose aritmie e si richiede pertanto un ecocardiogramma.
Non mi ha neppure detto che non c’era da preoccuparsi, per cui… mi preoccupo.
In primo luogo perché non vorrei essere ritornato alla situazione iniziale, del 2007, quando alla prima visita per l’idoneità agonistica ebbi questa spiacevole “sorpresa”. Poi dopo un anno sembrava che il tutto fosse rientrato grazie anche al beneficio dell’attività fisica.
Infatti non ho più avuto né problemi né tantomeno sintomi di allarme.
In secondo luogo mi preoccupa il possibile (probabile) slittamento della data dell’intervento.

Inutile dire come mi sento: sfiduciato, abbattuto, deluso.


Ma qual è la causa di tutto ciò? Probabilmente sono fatto così, è una questione fisiologica, ma forse c’è di più.
Se ripenso a ciò che ho vissuto in questi ultimi due anni è facile che vi trovi anche la con-causa di questo problema.
Ho attraversato vicissitudini che mi hanno davvero spezzato il cuore, amici che credevo tali e che invece mi hanno tradito ed altri che invece si sono allontanati cancellando ogni traccia di sé.
Ogni tanto ci penso e ogni volta provo un sentimento di angoscia e tristezza e tutto questo il mio cuore lo deve smaltire dentro di sé visto che non posso neppure scaricare queste tensioni con la corsa.
Devo smetterla di soffermarmi sul passato e guardare avanti a ciò che ogni giorno la vita sa offrire di nuovo e di bello.

Però...

Però non è facile….

Non credo al destino cinico e baro, saprò rialzare la testa e ricominciare con più serenità.

Domani sarà un altro giorno, un’altra storia, ma oggi mi sento giù.

venerdì 1 giugno 2012

Lascia o raddoppia?

Eccomi di nuovo al capolinea!
Ieri mi sono sottoposto all'ecografia del tendine d'Achille di sinistra e l'esito è tanto esplicito quanto sconfortante: il tendine presenta un vistoso ispessimento per una lunghezza di circa 5 centimetri e mezzo; lo spessore, che in condizioni normali dovrebbe essere di circa 5 mm, raggiunge il massimo di 13 mm, quasi tre volte tanto! Il riposo da solo non servirebbe a molto mentre altre cure difficilmente potrebbero far rientrare la situazione.
Dunque sono di fronte a una duplice prospettiva: lasciare o raddoppiare.
Lasciare la corsa, appendere le scarpette al chiodo e chiudere questa breve e intensa passione che mi ha preso, mi ha sedotto, mi ha trasformato, mi ha fatto sentire vivo e mi ha appagato; con questi tendini non è più possibile, già ultimamente il piacere del correre era diventato solo dolore e sofferenza. Certo, a quasi 55 anni uno potrebbe anche aver già dato e sentirsi ormai appagato, ma io ho iniziato da troppo poco tempo e già pregustavo nuove sfide e nuovi traguardi...
Raddoppiare allora? Risottopormi ai ferri del chirurgo in modo da risolvere definitivamente anche questa patologia?
Non mi spaventa l'idea, in fin dei conti ora sò cosa mi aspetta sia prima nell'attesa che dopo per la riabilitazione. Si deve ripartire nuovamente da zero un'altra volta, i mesi saranno lunghi e la fatica del ricominciare non mancherà.
Comunque vada, il 2012 atleticamente parlando è già finito.
Settimana prossima farò un colloquio col professore che mi ha operato all'altro tendine e insieme vedremo di mettere in programma questo secondo intervento.
Non dico altro, per adesso: vivo ogni giorno per quello che è sapendo che nulla ci è dovuto, tutto è grazia e la vita in fondo è proprio questo continuo dono gratuito di cui spesso non ci si rende conto.
A presto.