La vita è una continua scelta.
Per scegliere bene occorre discernere, e qui stà la sfida più importante, soprattutto con sè stessi.
Anche il non scegliere, in fondo è una scelta, per cui eccoci di nuovo al punto di prima.
A fine anno scadrà il mio mandato da presidente dell'AVIS SPORT CAZZAGO SAN MARTINO e in dicembre saremo chiamati a scegliere il nuovo gruppo dirigente.
Cosa c'è di particolare in questo? Basta fare un consuntivo da proporre all'assemblea ed evidenziare i traguardi sempre più gratificanti che come società abbiamo raggiunto in questi tre anni di vita, presentarlo all'assemblea, riproporsi e continuare con rinnovato entusiasmo.
O no?
Sono consapevole che per qualcuno le scelte e le decisioni fatte non sono state gradite; meglio ancora sono consapevole che più d'uno all'interno della mia società mi vorrebbe fuori dai piedi. Le avvisaglie le ho avute quando, a conclusione della nostra gara di maggio, dopo aver rischiato di schiattare per lo stress della organizzazione e realizzazione, ho avvertito qualche "segnale" da parte di qualcuno. La causa scatenante pare siano state queste mie esternazioni (
clicca qui). Non importa se l'obiettivo non era fare una critica verso alcuni dei miei atleti ma rendere conto della consapevolezza delle difficoltà che si possono trovare ad organizzare una gara, ragion per cui concludevo "
quando (finalmente) andrò a correre da qualche parte per una gara competitiva o non competitiva cercherò di apprezzare e comprendere gli aspetti positivi e gli sforzi di chi deve stare "dall'altra parte della barricata"."
Credevo di aver chiarito il concetto ma evidentemente le cose non stanno così.
Negli ultimi tempi mi è stato proposto (abbastanza vivacemente) che prima del rinnovo delle cariche sarebbe necessario modificare lo statuto sociale perchè vi sono delle clausole che sembrano togliere autonomia e libertà di azione.
Il nostro statuto si richiama ai valori dell'AVIS: solidarietà, gratuità, attenzione ai bisognosi. Si vorrebbe cancellare proprio questa "appartenenza".
Non voglio fare qui una replica per difendere le mie posizioni, non è il posto giusto.
Mi rimane in fondo un pò di amarezza, non riesco a non essere turbato a fronte di atteggiamenti così poco rispettosi della sensibilità altrui.
In questi giorni stò vagliando le possibili opzioni al fine di decidere la miglior scelta da fare.
Qualcuno pensa che piazzarsi ai vertici di una classifica sia questione di merito.
Io invece penso che la realizzazione di una buona prestazione atletica sia "anche" un dono.
Il merito semmai dipende dalla maniera in cui si utilizza il dono ricevuto.
E magari ogni tanto ricordarsi di pronunciare un "grazie", parolina semplice e preziosa che non impoverisce chi la pronuncia ma arricchisce chi la riceve.