mercoledì 2 aprile 2014

150 gocce, un nuovo PB

Stavolta non parlo di corsa, il PB di cui parlo è un’altra cosa ma penso che sia ben più importante: oggi infatti ho compiuto la mia centocinquantesima donazione di sangue all’AVIS, un traguardo che mai avrei immaginato di raggiungere.
Ricordo che nel lontano 1981, poco più che ventenne presi la decisione di diventare donatore per esorcizzare la paura del sangue. Il solo pensiero del sangue, anche soltanto qualche goccia, mi faceva letteralmente annebbiare la vista e perdere i sensi e la cosa mi provocava insieme preoccupazione e vergogna: come può un giovane, sano e robusto, vivere una situazione simile di fragilità? Allora, decisi di sottopormi ad una vera e propria terapia d’urto: diventare donatore di sangue e mi iscrissi all’AVIS locale. Forse inconsciamente avevo già nel mio intimo lo spirito del maratoneta, quello che ti fa affrontare le imprese più difficili con serenità e coraggio. Le prime donazioni furono difficili, ne uscivo sempre bianco e smorto come un cencio lavato ma non mollai fino a quando pian piano riuscii a vincere questa situazione e adesso eccomi a tagliare questo simbolico traguardo, 150 donazioni.
Non voglio autocelebrarmi, sarebbe inopportuno e sciocco, ma un pizzico di compiacimento credo di potermelo permettere, anche perché la cosa più bella e sconvolgente allo stesso tempo è il senso stesso della donazione. Mi spiego: è nobile l’intento di chi offre gratuitamente qualcosa di proprio agli altri, soprattutto se ne hanno bisogno e non possono ricambiare, ma la cosa unica che fa del donatore di sangue un essere ancora più pazzo e ammirabile è che questo genere di dono è fatto senza neppure sapere chi ne sarà il beneficiario. Fosse anche il mio più acerrimo nemico, colui che magari mi ha riservato solo torti e ingiustizie, se è nel bisogno potrebbe essere lui il destinatario del mio dono, lui forse lo saprà ma io non lo verrò mai a sapere. Questo è bello e grande.
Donare il sangue è anche una pratica salutare, specialmente per gli sportivi: si è periodicamente controllati e si ha la garanzia che la salute è ben monitorata; inoltre il disagio con relativa sospensione dell’attività fisica è limitato alla sola giornata della donazione ed eventualmente anche al giorno successivo, ma il ricambio del sangue apporta anche energie nuove e se ne ha la percezione alla ripresa dell’attività.
E’ bello e gratificante sentirsi chiedere dal medico durante gli accertamenti prima del prelievo “Lei è sportivo?” e verificare che i dati delle analisi cliniche lo dimostrano; fare sport equivale a conservare la salute sia fisica che psichica; fare un gesto di altruismo qual è la donazione fa anche stare meglio spiritualmente.
E allora lasciatemi festeggiare, senza clamori, nel cerchio ristretto della mia famiglia, il mio nuovo Personal Best: non ci saranno medaglie celebrative, non titoli sui giornali, non luci di palcoscenici ma, ne sono certo, il sorriso ritrovato di chi, senza colpa, si trova nella necessità di ricevere un po’ di linfa vitale e, grazie alla mia piccola goccia, non ne rimane privo.

giovedì 13 marzo 2014

Un pò di fatica di troppo

Dopo tre giorni dalla Half Art Marathon di Brescia sono uscito a correre; mi sembrava di stare bene e non ero uscito nei giorni precedenti a causa di impegni vari. Per non rifare il solito giro dei boschi ho puntato verso Rovato con l'intenzione di affrontare la salita del convento dell'Annunciata. Purtroppo l'orario non era certamente il più indicato e per buona parte del percorso su strada ho dovuto forzatamente convivere con il traffico automobilistico particolarmente intenso e fastidioso (nonchè abbastanza rischioso). La salita l'ho sofferta un pò più del previsto, si vede che erano rimaste alcune tossine della gara di domenica. Porto comunque a casa un bel 12 Km ma le sensazioni non sono state delle migliori.

lunedì 10 marzo 2014

Brescia half art marathon

Bella giornata primaverile e clima ideale per correre "bene" senza troppi affanni in una città finalmente libera dal traffico nervoso e inquinante e pacificamente assaltata da circa tremila runners, dai "top" ai meno dotati atleticamente. Tre le gare competitive con partenza unica da viale Europa. la maratona (664 arrivati al traguardo), la mezza (1363) e la ten (690); a questi si aggiungono i non competitivi sulle distanze di 10 Km e della family walking, in centro.
Negli ultimi 15 giorni ho, mio malgrado, corso un pò meno di quanto avrei voluto e soprattutto non ho mai superato la quindicina di Km; da qui qualche dubbio su come avrei tenuto in gara. Obiettivo dunque era quello di arrivare, possibilmente sano e salvo e meno distrutto del solito, entro le due ore dalla partenza.
Ma avevo anche un altro obiettivo, quello di rendere onore alla memoria di Fabrizio e di Paolo.
Intruppato nella pancia del gruppone, allo sparo ho impiegato oltre mezzo minuto prima di transitare sul tappeto della partenza; poco dopo a Mompiano la strada si è ristretta e d era gioco forza mantenere un ritmo abbastanza contenuto. Mi sono poi assestato su un ritmo regolare, poco superiore ai 5/Km ma non ho cercato di aumentare per tenere in serbo le preziose risorse fisiche in modo da poter arrivare senza problemi fino al traguardo. Molto bene lo strappetto della Torricella, dopo la zona artigianale di Cellatica, al 14° Km ho preso un gel energetico e al ristoro del 15° ho tentato di bere un pò d'acqua col risultato di farmela andare completamente di traverso! Un pochino noioso il tratto di Fiumicello ma ormai annusavo il traguardo ormai vicino. Al 19° Km maratona e mezza si separavano e pensavo allo stato d'animo di chi si sarebbe dovuto sorbire ancora più di 22 Km, mentre io mi sentivo ormai col serbatoio in riserva. L'ultimo Km in pieno centro cittadino l'ho fatto in apnea senza sentire la fatica, tanta era l'adrenalina che avevo addosso. Ho chiuso in piazza Loggia con le braccia alzate: 1.47.11 il mio real time, obiettivo al di là di ogni rosea previsione! Subito dopo mi sono infilato nella tenda massaggi e ho potuto usufruire di un corroborante massaggio che mi ha rigenerato.
Raggiunti gli amici di squadra ci siamo poi complimentati a vicenda (qualcuno ha ottenuto un risultato veramente eccezionale) e in breve si è fatto ritorno a casa.
Il mio medagliere si arricchisce di un'altra medaglia!!! Alla prossima.



mercoledì 5 marzo 2014

Dedicato a Fabrizio

Non lo conoscevo.
So solamente che Fabrizio Bellucci, 44 anni, era alla partenza della mezza maratona Roma-Ostia domenica scorsa.
So che ha concluso la sua gara in 01:42:54 (fonte TDS) ma questo è un dettaglio che non conta, semmai mi fa capire di che livello poteva essere, se un top runner o un "amatore" come me.
Ho letto che dopo pochi istanti dalla conclusione della sua gara ha accusato un malore e non c'è stato nulla da fare. A 44 anni inseguendo il suo sogno, la sua passione coltivata con dedizione e sacrificio ha terminato la sua corsa, quella della vita.
Andarsene così lascia un mare di domande senza risposta; lascia i suoi cari e i suoi amici in un dolore muto e assurdo.
Ma è la vita, siamo davvero appesi a un esile filo e non sappiamo (per fortuna) quando questo filo si spezzerà.
Non conta il numero di anni vissuti, conta la qualità e lo spessore di quegli anni.
Sono sicuro che chi ha la passione sana e pulita della corsa ha riempito di vita gli anni che ha vissuto.
Inevitabilmente il mio pensiero è andato a un altro amico runner, Paolo, e ho riprovato le stesse sensazioni di incredulità e di smarrimento.
E allora non posso dire che Fabrizio non lo conoscevo; devo dire che Fabrizio, come Paolo e come altri (fortunatamente non molti) che hanno avuto la medesima beffarda sorte, li conosco tutti, sono tutti amici, tutti appassionati come me e più di me di questo meraviglioso sport che è la corsa.
Ecco perchè domenica mattina alla partenza della mia Half Art Marathon a Brescia li sentirò vicini, correrò per loro, correrò con loro.
Perchè correre è vivere e voi non siete morti ma siete e resterete ancora e sempre vivi.